Film Fuori Concorso

Birthday Girl

di Michael Noer

Danimarca, 2023, 95′, Drammatico/Thriller, VOS

Il regalo per il diciottesimo compleanno di Cille è una crociera ai Caraibi con la nave Coco Cruise; assieme a lei la madre, Nanna, e la sua migliore amica, Lea. L’euforia per la vacanza finisce, però, quando la festeggiata, dopo aver trascorso la notte fuori, sconvolta, riferisce a Nanna di aver subito uno stupro. La ricerca del colpevole porterà madre e figlia a esplorare ogni angolo del loro rapporto. Dopo il remake di Papillon (2017) e la parentesi storica di Before the frost (2018) Noer torna con grande sensibilità tematica nella contemporaneità, sfruttando il bacino estetico dell’horror anni ’70-’80 tanto amato dai registi danesi, e ambientando la sua pellicola nel Far West senza giurisdizione delle acque internazionali. 

Possession: Kerasukan

di Robby Ertanto

Indonesia, 2024, 94′, Horror

La rivoluzione passa per una riappropriazione culturale. Sembra essere questa la formula perseguita da “Possession” per smarcarsi dai linguaggi e dai codici dell’omonimo film del 1981 di Andrzej Żuławski, in modo da dare vita ad un remake dallo spirito profondamente nazionale, privo dello stigma di cui si fanno solitamente portavoce tutti i rifacimenti dei grandi capolavori del cinema mondiale. L’intreccio, a ragion di logica, segue più o meno lo stesso andamento del suo predecessore, ma ogni elemento di cui si compone il film di Razka Robby Ertanto sembra urlare la propria appartenenza all’orizzonte culturale e folkloristico dell’Indonesia. Nel raccontare la storia di Faris, un uomo dalle azioni discutibili che sospetta che dietro la richiesta di divorzio della moglie Ratna ci sia un amante, per poi cambiare idea davanti alle connotazioni perturbanti di cui si carica la vicenda, il cineasta declina gli eventi del lungometraggio originale in una cornice deliberatamente autoctona, sia per quel che riguarda gli elementi iconografici del racconto, sia in riferimento ai codici più classici dell’horror indonesiano. Non è un caso, allora, che quel “mostro” così perturbante e sintomatico delle strategie orrorifiche di Żuławski, assuma adesso l’aspetto di un Pocong, il tipico spirito mortuario dell’arcipelago asiatico: ma la presenza del fantasma, rivestito del consueto sudario funebre con cui è raffigurato nelle scritture e nelle illustrazioni artistiche dell’Indonesia, funge da preludio a tutta una serie di riappropriazioni culturali che consentono al film di revisionare, in termini autoctoni e secondo la visceralità estetizzante degli horror del Sud-Est asiatico, un’opera-cardine del cinema orrorifico mondiale, rientrata adesso nelle maglie di una sensibilità più affine alle audience locali. 

Saloum

di Jean Luc Herbulot

Senegal, 2021, 84′, Crime/Horror, VOS

Dopo l’estrazione del trafficante messicano Felix durante il colpo di stato del 2003 in Guinea-Bissau, Il trio di mercenari conosciuto come “Le Iene del Bangui” (Chaka, Rafa e Papa Minuit) è costretto, a causa di un guasto dell’aereo durante la fuga, a fermarsi in un villaggio sul delta del fiume Saloum, in Senegal. Dietro l’apparente quiete che sembra avvolgere il posto, però, si nascondono ferite aperte e segreti antichissimi. Il congolese Jean Luc Herbulot porta in sala un Thriller-Horror dall’ampio respiro cinematografico (con espliciti richiami al Western italiano) che va a collocarsi nel territorio ibrido del realismo magico, in una zona di confine tra il vero e il fantastico, il passato e il futuro.

Shikun

di Amos Gitai

Francia/Svizzera, 2024, 84′, Drammatico, VOS

Shikun è il termine per un particolare tipo di abitazione popolare israeliana composta da casermoni multifunzionali, di ispirazione modernista, oggi in gran parte in disuso e in via di demolizione. Tra i corridoi di questi condomini osserviamo le vite di diverse persone e famiglie alternarsi, intrecciarsi e confondersi tra loro, con l’unica presenza fissa di una misteriosa donna francese (Irène Jacob) che ci parla dell’arrivo imminente dei rinoceronti. Presentata alla scorsa edizione della Berlinale 2024, l’ultima fatica di Amos Gitai, grande cineasta israeliano, è un raffinato gioco surrealista che, rifacendosi al drammaturgo Eugène Ionesco e alla sua opera teatrale Il rinoceronte, racconta la situazione politica e sociale del presente di Israele. Attraverso un complicato gioco di messa in scena, riprese in piano sequenza e stacchi netti di montaggio, ci inoltriamo in un mondo a metà tra realtà e immaginazione, guidati da un’istrionica Irène Jacob.